I Liberal Democratici sono un partito politico che in base ai principi costituzionali concorre con metodo democratico a determinare la politica nazionale, che si ispira agli ideali e ai valori cristiani e laici che sono riferimento costante nella storia d’Italia, impegnandosi a sostenerli nella loro valenza sociale per realizzare una unione politica e di governo a difesa della dignità dell’uomo, dell’integrità della persona, della vita, della famiglia, degli anziani e dell’infanzia.
I Liberal Democratici operano per il superamento di ogni divisione politica tra laici e cattolici nella convinzione che una ritrovata unità possa rafforzare l’azione di tutti i democratici.
I Liberal Democratici si ispirano ai principi, alle idee, alla storia del pensiero liberal-democratico italiano ed europeo e si collegano alle esperienze più avanzate del riformismo liberale per la piena valorizzazione delle capacità umane e per il raggiungimento di una più alta crescita economica e sociale.
In altre parole, solo una autentica “rivoluzione liberale”, fondata sull’etica del rigore e della responsabilità, può consentire al nostro Paese di sconfiggere lo storico blocco sociale conservatore, immobilista ed antiliberale, che caratterizza e condiziona trasversalmente tutte le forze politiche e l’intera società italiana.
Il programma politico, economico e culturale che noi Liberal Democratici, laici e cattolici, proponiamo al Paese ha come grande obiettivo arrestare la fase di declino nella quale l’Italia come il resto d’Europa è entrata da alcuni anni e permetterle di riprendere la strada della ripresa economica verso un nuovo “miracolo italiano”.
E’ nostra opinione che le forze politiche potranno assolvere questa missione a condizione che nel loro progetto, nel loro programma assumano un peso importante le idee che provengono dalle grandi culture politiche del diciannovesimo e ventesimo secolo : quella liberale, quella cattolico-democratica e quella socialista, delle quali la nostra esperienza è legittima e coerente erede, che hanno già dimostrato di poter essere garanti dei principi democratici ed insostituibile volano di rinascita socio-economica del Paese, oltre a costituire l’unico efficace antidoto contro ogni deriva demagogica e populista.
Del nostro declino si trova traccia nella recessiva dinamica del PIL, nel calo dei consumi, nell’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile. E se ne trova traccia anche in indicatori più vari: dal basso tasso di natalità, al ritardo nella dotazione infrastrutturale, dal basso livello medio di istruzione, alla bassa mobilità sociale.
E’ nostra convinzione che l’Italia abbia in sé le risorse intellettuali e materiali per reagire; ve ne sono i primi sintomi: nel miglioramento dei nostri conti pubblici, in una dinamica dello spread ovvero del differenziale tra i tassi di rendimento dei titoli di Stato italiani rispetto ai bund tedeschi in costante e progressivo miglioramento, nello sforzo delle nostre imprese di competere con successo nel mondo globalizzato; nel ruolo di primo piano assunto dalle nostre banche commerciali in Europa; anche in indicatori in apparenza minori, quali la quota di ricercatori italiani nelle università di eccellenza degli USA. Ma tutto questo rischia di non essere sufficiente per uguagliare, o comunque, competere con le altre principali nazioni europee.
A questo fine consideriamo necessario attuare riforme istituzionali che garantiscano la governabilità e definire politiche coerenti e coordinate, tutte orientate alla crescita del Paese, oggi integrato in Europa e nel mondo globalizzato. E, in particolare, proprio a livello comunitario è necessario ed improcrastinabile che, sotto la spinta dei partiti e dei movimenti che nei vari Paesi si ispirano ad una cultura autenticamente liberale, si compia un passo decisivo verso la formazione di una nuova dimensione europea non più solo monetaria, ma anche e soprattutto politica, economica e sociale: gli “Stati Uniti d’Europa”, punto di riferimento insostituibile ed interlocutore privilegiato tanto per le tradizionali potenze mondiali, quanto per le economie emergenti.